Amici abbiamo parlato qualche tempo fa dei miti legati a Moloch in alcuni altari Sardi, oggi riprendiamo l’argomento con altre prove documentali che hanno come fonte niente di meno che National Geographic, circa altri tipi di riti sacrificali.

In un sito nuragico presso Alghero, datato XI-X secolo a.C, sono state portate alla luce alcune prove di riti sacrificali che, secondo gli esperti, sono riconducibili ad alcuni riti pagani finalizzati a placare l’ira degli Dei.

La località in questione è quella di “La Purissima” e dista davvero poco dalla turistica Alghero e presenta tracce di insediamenti riconducibili al X secolo a.C. per poi essere riutilizzato fino all’età repubblicana Romana. Il rito sembra fosse dedicato a Giano, guardiano degli ingressi e protettore di ogni inizio e di ogni fine (ammetto che anche a me riporta alla mente il guardia di porta…), e consiste nel ritrovamento di alcune ossa animali.

Il fatto che si sia pensato immediatamente a Giano è da imputarsi anche alla presenza di diverse monete raffiguranti appunto questa divinità ed in particolare un asse romano (la moneta di bronzo in uso durante la Repubblica e l’Impero romano) con Giano bifronte.

I resti ossei sono stati rinvenuti all’ingresso della camera del pozzo in perfetta coerenza con un rito dedicato a Giano e le ossa ritrovate apparterrebbero a pecore, maiali, buoi, cinghiali ed in maggiore quantità tordi neri e cervi… Non è un caso infatti la presenza di volatili neri da sempre ritenuti dei tramiti con le altre realtà immateriali e chiaramente il Cervo che è associato a diverse divinità come ad esempio Cardea, considerata dai Romani il perno del Mondo.

Il rito in se avrebbe rappresentato un cosiddetto “rito di soglia” dal momento che per i Romani la soglia era considerata luogo di passaggio tra il privato e il pubblico, tra i vivi e i morti, tra divinità malevole e benevole.

Il senso è quindi molto simile al nostro ramo di Ulivo posto sulle porte di casa, come un mezzo per benedire la casa e chi vi abiti, in poche parole passano i millenni ma le usanze cambiano solo leggermente forma ma non la sostanza.