L’ULTIMO GIORNO DELL’ANNO

Sam aveva voglia di divertirti quella notte, aveva lavorato sodo per un intero anno per raggiungere dei traguardi importanti nel suo lavoro, ed adesso l’ultimo giorno dell’anno aveva deciso di folleggiare.

Non che fosse un gaudente o un crapulone, ma per quella notte aveva deciso di mettere da parte i suoi problemi e fare quello che milioni di persone fanno nel mondo, andare al ristorante, ballare bere un paio di bicchieri di buon champagne e chissà forse incontrare qualche bella ragazza della sua età e magari flirtrare un pochino.

Si rasò con cura, scelse il vestito piu acconcio per la serata, poi diede un’ultimo sguardo allo specchio che gli rimandò un’immagine rassicurante.

Si , era proprio un bell’uomo, alto , atletico capelli neri tagliati a spazzola e sul suo volto volitivo splendevano due grandi occhi grigi, portava con se tutto quello che serviva per trascorrere una serata in compagnia di qualche bella donna.

Fuori pioveva a dirotto e la pioggia mista a grandine tamburellava sui tetti delle poche automobili che sfrecciavano veloci sul largo viale, all’interno volti sorridenti e nonostante i vetri ermeticamente chiusi, ogni tanto il suono di una radio a tutto volume rendeva meno triste il viale spazzato dalla pioggia.

Aprì lo sportello della sua Mercedes grigia e in un attimo fu dentro, il tepore della pelle dell’abitacolo lo accolse, accese lo sbrinatore e dopo qualche minuto si mosse pigramente verso il centro.

Guidava lentamente, immerso nei suoi pensieri, stava rivivendo i momenti duri che aveva attraversato quell’anno, ore ed ore immerso tra libri, nottate di frenetiche ricerche su internet, i molti esami sostenuti, ma poi alla fine era riuscito nel suo intento, adesso era il numero uno della importante azienda dove molti anni prima era entrato spaurito e dove poco per volta era riuscito a farsi strada fino alla vetta.

Le auto lo superavano veloci inondando la sua vettura di enormi spruzzi d’acqua che il tergicristalli riusciva appena a spazzare via e le luci dei lampioni ai margini della strada rimandavano fastidiosi riflessi sul parabrezza dell’automobile.

Un po pentito per essersi deciso a festeggiare in una notte da lupi come quella, Sam stava chiedendosi se non fosse stato meglio ritornare a casa e finire la serata d’avanti al televisore, magari guardando un buon programma sportivo sorseggiando un buon bicchiere di spumante.

Piu’ che vederla, percepì la sua presenza, un’ombra che sbucando tra due auto parcheggiate stava attraversando di corsa la strada.

Frenò d’istinto ma nonostante questo, qualcosa colpì la fiancata della vettura.

Accidenti esclamò, Sam fermò la macchina e scese sotto la pioggia.

Un esile corpo femminile stava steso per terra e lo guardava con occhi sbarrati.

Tutto bene signorina? Chiese Sam chinandosi su di lei, cosa le è venuto in mente di attraversare così di corsa? Si sente bene? Chiese ancora una volta.

Credo di si, farfugliò la ragazza tentando di rialzarsi, mi scusi, aggiunse poi, correvo per non bagnare i capelli, ero giusto andata dal parrucchiere, aggiunse poi con un tono civettuolo.

Venga, entri in macchina, qui fuori rischiamo di prenderci un malanno, rispose Sam sorridendo, e così dicendo aprì la portiera dell’auto.

E’ sicura di star bene? Le chiese una volta dentro l’abitacolo della vettura, vuole che la accompagni all’ospedale?

No, no, sto bene, sono soltanto scivolata e la mia borsetta ha colpito la sua vettura, guardi qui, aggiunse mostrandogliela, si è perfino lacerata.

La borsetta squarciata lasciò cadere una quantità incredibile di oggetti tipicamente femminili sulla moquette che rivestiva il pavimento dell’automobile

Stia ferma, disse Sam, adesso accosto e li raccogliamo, si metta la cintura intanto, per favore.

La donna ubbidì, poi aggiunse mi chiamo Shirley, e sono veramente dispiaciuta per quello che è successo, magari sto ritardando i suoi impegni.

Piacere Shirley, rispose l’uomo, io sono Sam e non ho nessun impegno, stavo soltanto andando a cena fuori, è da un anno che non esco di sera.

Si strinsero la mano, poi Sam aggiunse, e lei dove stava andando? Già che ci sono l’accompagno.

In nessun posto in particolare, oggi è l’ultimo dell’anno e volevo farmi un poco carina tutto qui, non ho nessun impegno.

Veramente? Chiese Sam allora che ne direbbe di cenare assieme.

Sarebbe magnifico, non mi va di tornare a casa presto stasera, celiò la ragazza, l’importante è che ritorni prima di giorno.

Ehi, non sarà per caso un vampiro chiese Sam ridendo.

Indovinato rispose la donna facendo la voce crudele, poi scoppiò a ridere ed aggiunse, no , naturalmente non sono un vampiro, ma non posso fare molto tardi, là dove abito adesso non mi concedono di ritornare a giorno fatto.

Genitori all’antica, sentenziò Sam con un tono grave.

In un certo senso… aggiunse Shirley assumendo un tono misterioso.

Si fermarono in una piazzuola e la donna raccolse tutto quanto le era caduto dalla borsetta, poi disse allegra: Credo che ci sia tutto, non riesco quasi a chiuderla.

Ah le donne! Sentenziò Sam con un tono di complicità.

Ben presto furono in centro e Sam chiese: Che tipo di cucina preferisci? Poi accorgendosi di averle dato del tu aggiunse: Ti dispiace se ci diamo del tu?

Oh, io mangio pochissimo, qualunque cosa andrà bene non preoccuparti, scegli tu, e così dicendo gli fece capire che il tu andava benissimo.

Sam si diresse verso un ristorante italiano, c’era stato qualche volta anni addietro e sapeva che la cucina era ottima ed il servizio ineccepibile, una certa raffinatezza mischiata ad un lusso sobrio ed elegante senza però essere eccesivo da mettere a disagio chi fosse capitato li per puro caso, rendeva il tutto molto intimo.

Durante la cena Sam osservò che era di una bellezza incredibile e camminava come se il suo corpo sfiorasse il pavimento anzicchè calpestarlo, lei gli disse che faceva danza classica e che da qualche anno non abitava piu’ li, soltanto per capodanno ritornava in città per una breve visita, e appunto molto presto sarebbe dovuta ripartire.

Sam fu molto deluso dalle sue parole, in cuor suo sperava di rivederla magari in circostanze diverse da quella sera, raramente aveva incontrato una donna bella come lei.

Avevo sperato che ci saremmo rivisti, mormorò guardandola negli occhi.

Shirley intuì il turbamento dell’uomo e gli carezzò una mano, poi aggiunse, anche a me piacerebbe tanto, forse ci incontreremo ancora o forse mai piu’ credimi non dipende da me, non essere triste, portami a ballare, ho ancora tempo.

Sam non capì, ma non volle fare domande, pagò il conto ed uscirono nella notte.

Strada facendo le comprò un mazzo di rose scarlatte e lei lo guardò con riconoscenza, poi disse: Che peccato non poterle portare con me.

Sam non capì, ma non voleva fare domande, era troppo felice.

Ballarono fino all’alba, stretti uno all’altro, cuore contro cuore, non sentivano la musica, non vedevano la gente accanto a loro, gli bastava soltanto essere stretti l’uno all’altra.

Quando a mezzanotte la città sembrò esplodere di gioia si riscossero e si baciarono, poi lei disse: 

Sam, devo andare adesso.

Sam deglutì, adesso non voleva davvero perderla, ti accompagno disse tristemente.

No, prendo un taxi, abito molto lontano, torna a casa Sam e se puoi ricordati di me ogni tanto.

Poi fuggì via tra la la moltitudine di gente gioiosa che festeggiava il nuovo anno.

Aspetta… Urlò Sam dimmi dove posso trovarti … Ma Shirley era già lontana.

Salì in macchina e per alcune ore battè tutta la zona sperando di rincontrarla ma della donna nessuna traccia, poi deluso ritornò a casa.

Per tutta la notte sognò di lei, e il nuovo giorno lo trovò con gli occhi lucidi, la aveva appena incontrata e forse perduta per sempre.

Doveva ritrovarla, quelle poche ore trascorse insieme gli avevano fatto capire che Shirley era una donna speciale, con la barba non rasata e il vestito gualcito si mise in macchina deciso a continuare il suo giro, forse sperava la avrebbe rincontrata.

Era molto nervoso e nel mettere in moto, le chiavi gli sfuggirono di mano e quando si chinò per raccoglierle vide sotto il sedile qualcosa che lo fece trasalire.

Era il portafogli di Shirley, sicuramente la sera prima al buio la donna non lo aveva visto.

Con mani tremanti lo aprì e prese in mano la patente della fanciulla, li lesse l’indirizzo.

Felice mise in moto, abitava dall’altro lato della città, ma adesso sapeva dove trovarla.

Il traffico era inesistente in quel giorno di festa, tutti erano ancora a letto a smaltite le abbondanti libaggioni  o a vomitare tutto quello che poche ore prima avevano divorato in quel raptus festaiolo che unisce due anni.

Ben presto fu all’indirizzo segnato sul documento, parcheggiò in malo modo e si precipitò a suonare il campanello di lucido ottone avvitato sul decoroso portone del palazzo vittoriano che rispondeva all’indirizzo di Shirley.

Una voce di donna anziana rispose al citofono, Sam le disse che doveva consegnarle qualcosa e la pregò di farlo salire.

Salì di corsa le scale e poco dopo si ritrovò di fronte la donna che le aveva risposto al citofono, e lo guardava in maniera interrogativa.

Signora credo che lei sia la madre di Shirley, devo darle qualcosa che sua figlia ha dimenticato questa notte nella mia vettura.

La donna sbiancò in volto e con un filo di voce chiese: Cosa sta dicendo? Lei è pazzo.

Signora, non abbia paura rispose Sam, non sono ne pazzo ne un delinquente, guardi, e così dicendo mostrò il portafogli di Shirley.

La donna vacillò, poi in un soffio di voce disse: La prego, si accomodi.

L’uomo entrò e la donna lo fece accomodare in quella che a Sam parve la stanza dei ricordi, le pareti erano colme di cornici piene di foto, di tutte le dimensioni e sui mobili altre cornici, ed in ognuna di quelle cornici c’era lei. C’era Shirley.

Che significa tutto questo? Chiese Sam dov’è Shirley?

Shirley è morta l’ultimo giorno dell’anno, rispose la madre cercando di frenare le lacrime, Shirley è morta da dieci anni, un giorno come ieri, era una ballerina ed era andata dal parrucchiere perché la sera aveva uno spettacolo, all’uscita una macchina l’ha falciata, ha reciso la sua vita, nello stesso modo in cui un giardiniere recide un tenero fiore.

Da dieci anni la mia Shirley riposa nel cimitero della contea, aggiunse poi in lacrime fissando un punto indeterminato al di la della finestra.

Non è possibile, non è possibile, ripeteva come un automa Sam, signora io la ho vista ieri sera , siamo stati insieme fino a mezzanotte, non ho sognato , deve credermi altrimenti corro il rischio di impazzire.

Lo so , rispose calma la donna, lei non ha sognato e non è pazzo, ogni anno è così, Shirley torna sempre  l’ultimo giorno dell’anno, ed ogni volta qualcuno mi porta qualcosa di lei, Shirley non può venirmi a trovare, quel giorno prima che morisse avevamo litigato ed io gli avevo urlato che non volevo piu rivederla, che non doveva piu metter piede in questa casa, forse per questo era disattenta, lei…lei è morta senza il mio perdono, ed ogni anno mi da sue notizie tramite un’incontro occasionale…

Sam non rispose, la testa gli girava, si alzò ed uscì da quella casa senza una parola mentre i singhiozzi dell’anziana donna si facevano sempre piu lontani, guidò come in trance fino al cimitero della contea, li sopra una lastra di marmo in parte coperta di edera e muschio, spiccava un mazzo di rose scarlatte.

Solo allora Sam scoppiò a piangere, mentre il vento fischiando tra i cipressi sembrava dire: Che peccato non poterle portare con me.