Pier Luigi Ighina

Apro un nuovo capitolo nelle mie ricerche: Gli Scienziati meno conosciuti.

pier_luigi_ighina1-300x214Ho scelto per iniziare questa mia trattazione un uomo che ha dedicato la sua vita allo studio dei fenomeni elettromagnetici : Pier Luigi Ighina.

Il suo scopo era quello di salvare delle vite predicendo dei fenomeni capaci di veri e propri disastri, penserete che sia stato quindi preso in considerazione ed invece niente, è stato ridicolizzato e boicottato sia dal mondo scientifico che da quello mediatico. Pier Luigi Ighina era un uomo del nostro tempo, collaboratore di Guglielmo Marconi, nato nel 1908 e morto nel 2004, un uomo di spirito votato alla ricerca scientifica più autentica, non uno che passa le sue giornate a leggere dei risultati altrui, ma uno scienziato artista e visionario alla stregua di Tesla, capace di concepire esperimenti del tutto personali, un uomo che cercava in prima persona le risposte alle sue domande, uno scienziato vero.

Ighina sosteneva di poter rigenerare cellule morte, allontanare terremoti e allontanare o avvicinare nuvole. Pubblicò tutte le sue ricerche in un libro nel 1954, L’atomo magnetico che raccoglieva idee quali una “valvola antisismica”, metodi alternativi per la trasmissione di immagini televisive, ipotesi su come effettuare analisi del suolo in profondità, annullare radiazioni e inquinamento e produrre energia elettrica dal nulla ( per intenderci quella che oggi viene definita FreeEnergy).

Nessuna di queste invenzioni fu mai brevettata: Ighina stesso, in una intervista a Report rilasciata all’età di 90 anni, affermò che tutte le sue invenzioni vennero boicottate. In particolare a proposito della “macchina della pioggia” Ighina disse:

«Ho mandato questa idea in Africa. Sa cosa mi hanno detto? Se la prenda e la porti via perché noi guadagniamo sulla mancanza di acqua». Ha inoltre dichiarato di non voler brevettare alcuna delle sue invenzioni, perché «il sapere è una cosa comune ed è giusto che venga utilizzata da tutti».

La “macchina della pioggia” era un marchingegno composto da una grossa elica da elicottero rivolta verso l’alto, e da due gruppi di tubi, i primi si trovano in superficie, i secondi sottoterra. Entrambi erano caricati con polvere di alluminio. Secondo l’ipotesi di Ighina, i tubi si caricherebbero con l’energia solare che sarebbe poi usata per produrre l’allontanamento delle nuvole qualora l’energia emessa fosse di “polarità positiva” , mentre qualora l’energia rilasciata dai tubi fosse “negativa” tale polarità farebbe sì che si inneschi un processo di attrazione che determinerebbe l’avvicinamento delle nuvole fino al raggiungere uno stato di nuvolosità che permette lo scatenarsi della pioggia.

Ighina sosteneva di temere per la sua vita a causa di quella che riteneva la “scomodità” delle sue invenzioni: in un’intervista a Report affermò: “Se mi prendono mi fanno fuori”.

Ighina morì a 95 anni nella sua casa di Imola; ancora oggi alcune sue idee hanno un seguito tra gli appassionati  e nell’ambiente del complottismo

Recandovi su questo sito potrete scaricare i suoi scritti: http://www.cambioilmondo.it/libri-ighina/