Cervello: Il miglior strumento per l’analisi paranormale?

Avete mai pensato che il nostro cervello sia il miglior strumento per il paranormale? Ammetto che si tratti di una provocazione, ma dovete prima cercare di capire cosa intendo.

Quel che vi racconto capita a me ma sono certo anche a tutti voi in modo più o meno marcato. Vi è mai capitato di associare una sensazione ad un ricordo? Ad esempio una caratteristica ambientale a qualche evento del passato? Vi racconto una mia esperienza. Da bambino, tanto tempo fa, mia madre era solita portarmi con lei a fare la spesa, andavamo al mercato cittadino, a piedi, lei era un’insegnante e quindi d’estate era libera ed allora il ricordo era assolutamente positivo, vacanze, caldo, anni 80 del boom economico, insomma, tutto bello. Bene quando capitano delle giornate estive simili in temperature e suoni a quelle dei miei ricordi, scatta qualcosa nella mia testa, riemergono chiaramente le immagini, ma anche i suoni, gli odori, le sensazioni. Come una macchina del tempo il cervello mi riporta li e sento le stesse cose sulla pelle.

Detto questo, forse con un preambolo eccessivo, non è possibile che allo stesso modo situazioni ambientali oppure olfattive o, perché no, acustiche creino queste associazioni mentali spesso indistinte che facciano riaffiorare paure e traumi?

Così ci troviamo in una casa che si suppone infestata, forse lo è pure ma non possiamo saperlo, ma è la condizione mentale che conta, e se associasse a qualche fatto stressante facendoci percepire il male? In questo caso parlo di un male che viene da dentro, i nostri demoni insomma… Ora sarebbe bello studiare queste sensazioni e capire se il nostro corpo sia capace di percepire delle “vibrazioni negative” oppure se si tratti unicamente di suggestione ed associazione. Certo mi rendo conto che questo è tanto simile ad una teoria new age e nemmeno troppo raffinata, oltre al fatto che è decisamente soggettiva (una persona negativa sentirà solo il male è evidente), ma credo meriti attenzione, perché se da un lato potrebbe essere inquadrato unicamente come il risveglio di un ricordo, dall’altro potrebbe invece essere un fenomeno di risonanza.

Insomma è chiaro che durante un fatto triste si memorizzino tutti questi dati di cui ho parlato, ritrovandoli in altri luoghi, e non associati a noi, potremmo essere capaci di paragonarli inconsciamente ad esperienze vissute e sentire sulla nostra pelle le sensazioni memorizzate nell’ambiente?